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Le digital skill trainano l’occupazione

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Gaia Fiertler

Secondo LinkedIn c’è stato un aumento di assunzioni del 22% in Italia nel 2018, con la domanda di competenze digitali trainante in tutti i settori. Piangono per la loro carenza soprattutto Finance&Banking, Healthcare e Turismo. Nel frattempo, una ricerca europea di Kelly Services svela che biologi, tecnici e manager del Life Science non avrebbero paura dell’impatto delle nuove tecnologie sul loro lavoro.

La nuova ricerca di LinkedIn, il Recruiter Sentiment Italia 2019, delinea le principali tendenze del mercato del lavoro in Italia, secondo l’andamento espresso da un campione di oltre 300 responsabili delle risorse umane di aziende e agenzie di lavoro da tutta Italia, attivi in otto comparti industriali, intervistati dalla società Coleman Parkes.

Per uno su due secondo gli HR italiani nell’ultimo anno c’è stato un aumento di assunzioni pari al del 22%; per il 40% invece il mercato del lavoro è stabile e solo per il 10% in decrescita. Il manifatturiero è al primo posto come bacino di nuovi posti di lavoro (49% delle risposte), seguito dal settore tecnologico legato alla produzione di software (45%) e alle sue applicazioni nei servizi (44%).

I settori nei quali i professionisti del lavoro hanno trovato maggiore difficoltà a trovare candidati adeguati sono stati il Finance&banking (32%), l’IT legato alla produzione di hardware (30%), l’istruzione (29%), media e comunicazione (29%) e Healthcare (29%). Le richieste sono soprattutto per primi impieghi, con posizioni di stage e apprendistato (47%) ed entry level (46%), junior manager (43%) e middle management (39%).

Diventare tutti digitali

Le competenze digitali sono quelle trasversalmente più richieste dalle aziende dei diversi settori, ma anche le più difficili da trovare a un livello adeguato: soprattutto nel finance, negli uffici amministrativi, nel turismo e nel mondo dell’Healthcare (sanità, pharma, medical device).

Proprio lo squilibrio tra la velocità alla quale corre oggi l’innovazione tecnologica e il reale livello di preparazione dei candidati sarebbe la seconda barriera al reclutamento di candidati (43%), preceduto dal difficile equilibrio tra l’esperienza richiesta dalle aziende e lo stipendio desiderato dai candidati (49%) e seguito dall’impossibilità di trovare candidati con le giuste competenze (41%), cui si aggiunge la difficoltà a formare gli attuali candidati per le nuove competenze richieste dal mercato del lavoro (38%).

In particolare, non brillano le donne per formazione digitale: il 45% degli HR dichiara che vi siano più candidati uomini con competenze digitali rispetto alle donne, contro appena il 25% che pensa il contrario.

«Dalla nostra analisi risulta evidente che le opportunità di lavoro esistono, ma nel tempo sono cambiate le esigenze delle aziende in termini di competenze e profili ricercati.

Il lavoro oggi cambia al passo delle innovazioni tecnologiche introdotte nei vari settori industriali e le competenze digitali, ormai al centro del dibattito pubblico da anni, non sono più un elemento formativo procrastinabile per le nuove generazioni.

E pensando alla persistente disparità di genere che sussiste nell’ambito delle digital skill, diviene sempre più prioritario estendere la conoscenza del digitale tra le giovani donne in modo da permettere loro di non perdere in futuro importanti occasioni di lavoro», raccomanda Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia.

La forza lavoro del life science in Europa è pronta all’automazione

Gli attuali occupati  a livello europeo del Pharma e dei Medical device, benché siano consapevoli dei profondi cambiamenti in corso nei loro comparti, non ne temono gli effetti sul loro lavoro.

Secondo l’indagine di Kelly Services, “Talenti nel settore Life Science 2018” condotta in sette Paesi europei, oltre sette lavoratori su dieci in Europa (76%) sono pronti al fatto che il proprio ruolo sarà automatizzato in parte (70%) o totalmente (2%). Non solo, ma vedono in questo cambiamento un’occasione per migliorare i propri risultati grazie al maggiore impiego di tecnologia (74%).

Un po’ sarà per l’ottimismo scientista, un po’ perché prevedono per lo più interventi parziali, da parte dei sistemi digitali e automatizzati, nei processi in cui sono coinvolti. Uno su tre (34%) prevede infatti l’automatizzazione del proprio ruolo solo fino al 10%; quasi un altro su tre (30%) tra l’11%-50%; solo il 6% tra il 51%-99%, il 2% totalmente e un 28%, invece, si sente lontano dalla condivisione delle proprie mansioni con una macchina “intelligente”.

Per fiducia l’Italia è sopra la media di 2 punti percentuali, con il 78% che vede nell’automazione una opportunità, e non una minaccia. Percentuale che sale all’81% nel Regno Unito e Irlanda e all’80% tra i lavoratori tedeschi. La maggior parte vede infatti uno sviluppo positivo nel probabile scenario in cui i loro ruoli attuali saranno sostituiti o potenziati grazie a robotica, intelligenza artificiale, tecnologie sensoriali e/o cognitive.

Caccia ai talenti digitali anche nel Life Science

Le figure oggi più occupate nei settori Scientific & Technical (il settore più ampio del Life Sciences e dell’Academic Medical Research) - e per le quali c’è più richiesta analizzando gli annunci di lavoro - sono il Regulatory Affairs specialist, manager e director; il Quality manager, il R&D engineer, il Medical science liaison e il data scientist, figura legata all’interpretazione dei big data resi disponibili da sensoristica smart e software di business intelligence.

Cresce infatti nel settore del Life Science la domanda di esperti in campo digitale e tecnologico, difficili da trovare sul mercato, allargando la concorrenza per l’acquisizione dei talenti a settori non tradizionali per il settore.

«Intelligenza artificiale, analytics e le altre tecnologie digitali rappresentano un’opportunità da non perdere per rilanciare l’innovazione, ottimizzare i processi, rinnovare i modelli di go-to-market e generare nuove fonti di ricavi, ma richiedono focus strategico e lo sviluppo di competenze in larga parte nuove», spiega Lorenzo Positano, partner & Managing Director di Boston Consulting Group e responsabile del settore Healthcare per Italia, Grecia e Turchia.

Nella maggior parte dei ruoli e nella maggior parte dei Paesi, i tassi di promozione dei posti di lavoro nei settori Scientific & Technical sono superiori alla media di tutti i settori a giugno 2018. Anche le modalità di recruiting sono ormai prevalentemente digitali: ben il 38% dichiara di aver trovato l’attuale posto di lavoro candidandosi su piattaforme digitali, senza conoscere nessuno all’interno dell’azienda; il 15% è stato contattato da un’agenzia; il 14% tramite presentazione di qualcuno all’interno dell’azienda; il 12% attraverso il proprio network e il 10% contattato da un recruiter interno.

«Con l’avvento di tecnologie sempre più innovative e la nascita di nuovi ambiti di specializzazione, la carenza di competenze specifiche ha fatto sì che le aziende manifestassero l’esigenza di una forte strategia di reclutamento e fidelizzazione dei talenti.

Dare sempre maggiore importanza alla persona, valorizzare al meglio le competenze e capire cosa desiderino davvero questi professionisti è diventato un nodo chiave per le imprese, ma soprattutto per noi”, conclude Cristian Sala, AD di Kelly Services Italia.

 

 

Le digital skill trainano l’occupazione - Ultima modifica: 2019-03-04T11:59:37+01:00 da Gaia Fiertler