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AI: scommessa ancora troppo alta

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Gaia Fiertler

La Milano Digital Week si è chiusa lasciandoci con numerosi dati e ricerche: Idg e Ltm Research per Appian, Forrester per Sap, Osservatorio Mecspe e Ipsos per Camera di Commercio italo-germanica, che arrivano tutti allo stesso punto morto.

L’adozione delle tecnologie intelligenti non decolla, perché non è ancora chiaro il reale impatto sul business e sull’organizzazione, né il reale rapporto tra costi e benefici. Senza una direzione chiara e l’allineamento alla strategia aziendale, la digitalizzazione resta legata a interventi isolati. Per chi ci crede e ha già investito, invece, sono efficienza e nuove fonti di guadagno alla base della scommessa.

Come per ogni cambiamento strutturale, anche la digitalizzazione delle imprese richiede guida e indirizzo, prima ancora che implementazione tecnica e formazione. E sarebbe proprio una generale mancanza di allineamento a strategie e obiettivi aziendali a rallentare la trasformazione digitale in corso a livello globale.

Le tecnologie sono pronte, ma sarebbero le organizzazioni, i capi azienda e gli imprenditori a puntare i piedi  un po’ dappertutto. Solo il 46% delle 500 aziende intervistate con oltre mille dipendenti tra Stati Uniti ed Europa (Regno Unito, Francia, Germania e Spagna) ha introdotto forme di automazione intelligente e solo il 12% lo fa già in modo ottimale. Un buon 54%, invece, non ha approcciato l’intelligenza artificiale.

È quanto emerge dalla ricerca condotta da Idg e Ltm Research per conto di Appian sul futuro del lavoro “Future of Work Survey Report #3”. I 500 direttori IT intervistati dichiarano che è proprio la mancanza di una strategia precisa e di un chiaro allineamento agli obiettivi di business dell’azienda che portano a una serie di implementazioni isolate e ad avere team interni oberati di lavoro e sotto pressione, che sarebbero deputati allo sviluppo di nuove applicazioni, ma senza gli investimenti in risorse necessari.

Un mondo di macchine intelligenti che ancora non riusciamo a immaginare

Per l’80% mancherebbe a monte la comprensione di come l’intelligenza artificiale possa incidere sul contesto in maniera radicale. Forse non riusciamo neanche a immaginarlo ed è naturale un po’ di spaesamento, ma per avanzare servono visionari, imprenditori che intuiscano e investano su quello che ancora non c’è.

Questi elementi di resistenza culturale e concettuale non sono lontani da quelli emersi nell’ultima ricerca dell’Osservatorio Mecspe sulle pmi manifatturiere lombarde, dove c’è ancora molta incertezza sul rapporto tra investimenti e benefici (54%) e non c’è chiarezza sulla direzione da prendere (12%).

Poi, certo, incidono la mancanza di competenze interne (28%), gli investimenti richiesti troppo alti (26%), la mancanza di una infrastruttura tecnologica di base (26%), l’arretratezza delle aziende con cui si collabora (14%) e dubbi sulla sicurezza dei dati e la paura di attacchi (7%).

E di nuovo non mancano collegamenti con la ricerca internazionale: l’89% tra Stati Uniti ed Europa afferma che le proprie organizzazioni lottano per adattarsi alla tecnologia, il 66% ha difficoltà a integrare gli investimenti e le competenze IT esistenti con la tecnologia AI, suggerendo di cambiare la cultura stessa dell’IT (44%) e le pratiche di sviluppo delle applicazioni (31%).

I vantaggi dell’AI più chiari ai capi IT e alle imprese che ci hanno già creduto

Invece ai capi IT è chiarissimo che l’integrazione intelligente dei processi migliorerà l’esperienza del cliente (86%); renderà più gratificante quella dei dipendenti, liberando energie per compiti più riflessivi di programmazione, manutenzione e supervisione (92%) e porterà alla monetizzazione di nuove revenue (69%), ossia a nuove fonti di guadagno grazie a nuovi modelli di business.

Questa fiducia nei vantaggi e opportunità offerti dall’automazione digitale e dall’intelligenza artificiale è confermata da parte delle imprese che hanno già deciso di investire nella trasformazione digitale, adottando tecnologie intelligenti abilitanti. Il 93% di queste concorda sul fatto che le tecnologie innovative siano fondamentali per raggiungere gli obiettivi di digital transformation, come emerge dalla ricerca svolta da Forrester per conto di Sap.

Sono state selezionate 740 aziende attive nel processo di trasformazione digitale, con già implementate almeno due tecnologie innovative tra machine learning (77%), Internet of Things (92%), intelligenza artificiale (78%), blockchain (68%) e realtà aumentata o virtuale (70%).

Queste organizzazioni stanno ottimizzando i processi esistenti per migliorare l’efficienza e introducono nuovi sistemi intelligenti per generare nuovo valore e trasformare i modelli di business per ottenere flussi di revenue alternativi a quelli tradizionali. Secondo lo studio, il 92% delle aziende ha mostrato un elevato interesse per le piattaforme che possono unificare i dati raccolti e che permettono di utilizzarli con tutte le tecnologie intelligenti e i processi di business.

Tecnologie abilitanti diverse in base agli obiettivi e alla maturità digitale

Priorità e tecnologie cambiano a seconda dei differenti livelli di maturità digitale e degli obiettivi specifici di business. Ad esempio, la maggior parte delle imprese che operano nella produzione discreta privilegia l’implementazione o l’ampliamento di soluzioni per la manutenzione predittiva.

Le aziende retailer si concentrano più sull’utilizzo di big data e analytics predittivi per prendere decisioni sull’assortimento, mentre le utility stanno utilizzando software per la “digital boardroom” per permettere agli executive di comprendere la capacità della rete o i suoi livelli di efficienza in tempo reale.

«Le imprese intelligenti vincono nell’era digitale. Una “intelligent enterprise” è una realtà che connette persone, processi, dati e tecnologie come mezzo per accelerare la trasformazione digitale, fare di più con meno, migliorare il coinvolgimento dei clienti e trovare nuovi flussi di revenue. Le aziende cercano vantaggi competitivi e danno priorità alle tecnologie innovative. Ci sono aziende che utilizzano l’IoT, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e la blockchain per migliorare i processi, guidare l’innovazione e raggiungere gli obiettivi di digital transformation», commenta Irfan Khan, Platform & Technologies, Global Customer Operations di Sap.

Lentamente, ma l’adozione continua

Forze trainanti e forze resistenti alla trasformazione digitale emergono anche dalla ricerca “Necessità e bisogni formativi nell’era 4.0”, realizzata da Ipsos per la Camera di commercio italo-germanica, in occasione del programma biennale DigItalia, finalizzato allo sviluppo di modelli di formazione duale e continua nei principali settori 4.0.

Dall’indagine emerge che il 46% delle aziende lamenta una mancanza di competenze adatte a gestire la complessità tecnologica, mentre il 39% segnala una resistenza al cambiamento che ostacola e limita la diffusione di Industria 4.0.

Tuttavia, nel 2019 il 53% delle aziende adotterà le nuove tecnologie, fra tutte data analytics, Internet of Things e sistemi per la gestione e la profilazione dei clienti.

AI: scommessa ancora troppo alta - Ultima modifica: 2019-03-20T18:23:37+01:00 da Gaia Fiertler