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Per il networking ci vuole metodo: il potere dei tre cerchi di relazione

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Gaia Fiertler

Il periodo di isolamento sociale e, per molti, di rallentamento o stop lavorativo può essere il momento buono per recuperare, coltivare e potenziare la propria rete di relazioni personali. Per ripartire con un network ben manutenuto che renda l’attività del networking sana, efficace e di supporto reciproco.

I consigli di un grande esperto di networking, Gianfranco Minutolo, fondatore di Corporate Consulting e autore de “I robot non sanno fare networking (per adesso)”, per otto anni direttore della rete internazionale degli Alumni Bocconi che, grazie al suo metodo, ha rivitalizzato e reso funzionale per tutti, creando opportunità di business e di incontro tra competenze, idee e opportunità per tutti i bocconiani nel mondo. Presentiamo le 5 azioni per un networking prospero e sano.

Gianfranco Minutolo

Qual è la sua definizione di networking?
Per me un networking che funzioni è un’attività svolta con costanza, sincerità, spontaneità, curiosità e responsabilità, volta a sviluppare relazioni interpersonali che creino opportunità e benefici reciproci nel tempo.

Di cosa si nutre il networking per esprimersi con tutte quelle qualità?
Il networking si alimenta di regole, azioni e reciprocità. Le regole e le azioni riguardano la costanza e la responsabilità. La reciprocità riguarda l’approccio sincero, spontaneo e curioso. Dobbiamo mostrare un interesse sincero per le persone e per la bellezza dell’incontro, dello scambio e della sorpresa, quando si scopre di avere un mondo in comune e/o di poter allargare quel mondo non solo per sé, ma anche per gli altri.

Il concetto di reciprocità può rimandare al vecchio principio utilitaristico del do ut des o, al contrario, ad alti valori di umanità e socialità, quale dei due?
Nella mia visione di networking sano ed efficace nessuno dei due in assoluto, casomai un po’ di entrambi. Chi si avvicina alla rete di relazioni solo per interesse personale, per sfruttare le conoscenze ed è disponibile a offrire solo in cambio diretto di qualcos’altro, non credo che trarrà il massimo del potenziale del networking. Allo stesso tempo, non troverei neppure realistico immaginare un networking mosso dalla motivazione di dono puro e assoluto. È noto che nemmeno i cani muovano la coda per niente. La dimensione del dono ci vuole, è la parte di spontaneità delle nostre azioni, quella spinta sincera a coltivare i nostri contatti, a mantenere e aggiornare le relazioni sociali. Insieme allo slancio di mettere in contatto persone che potrebbero creare valore, condividendo capacità e know-how. Ma questo spirito buono non esclude che anche altri possano avvantaggiare noi con lo stesso spirito, o che capiti l’occasione in cui noi stessi siamo propositivi nel chiedere una mano o nel proporre iniziative comuni.

Come si fa a miscelare le due dimensioni, è questione di attitudine?
È questione di attitudine, ma soprattutto è questione di metodo, con allenamento ed esercizio continuo. È un po’ come il lavoro del contadino, che semina e coltiva in modo continuo e sistematico il proprio campo, in vista di un raccolto lontano e non garantito. Ma lui non molla e continua a dedicarsi al lavoro con cura e sapienza. La rete risponderà, ci sosterrà e sono fiducioso che, se ben strutturata, ci sarà di sostegno e ci rassicurerà quando torneremo alla normalità, una normalità che riserva tante incognite, ma che potremo affrontare e superare quanto più avremo manutenuto la nostra rete con cura e attenzione quotidiana alle persone.

Quindi, per seguire il suo ragionamento, il network non va coltivato solo ora che siamo a casa, ma sempre, tutti i giorni…
Certo, ora è solo l’occasione, per chi l’ha un po’ trascurato, di riprendere a occuparsene e utilizzare la quarantena per innaffiare, coltivare e far prosperare la propria rete di relazioni, ma dimenticarsene dopo non sarebbe salutare per la rete stessa! Il networking se lo fai tutti i giorni funziona, una volta al mese o solo nell’emergenza no. Io ormai da anni dedico normalmente un’ora e mezzo al giorno a quest’attività.

Quali sono le regole da seguire per mettere in pratica le azioni giuste?
La costanza nella cura e l’approccio di reciprocità, e non di solo interesse personale. La azioni che ne derivano sono in sostanza 5 (vedi sotto).

Il networking ci salverà dall’intelligenza artificiale?
Come dico per inciso nel titolo “I robot non sanno fare networking (per adesso)” (Guerininext 2019), per adesso i robot non sono capaci di curare le relazioni come noi, ma a causa della veloce capacità di apprendimento delle macchine non possiamo escluderlo del tutto in futuro. Ci guidano già nella scelta di chi frequentare e chi no, di quali post leggere per primi rispetto ad altri, gli algoritmi sono infatti in grado di interpretare le nostre esigenze, rispondendo con crescente precisione alle nostre domande. Oggi (ma per quanto tempo ancora, visto che la digitalizzazione cresce in modo esponenziale di anno in anno?) è presto sul fronte delle relazioni umane, dell’empatia, della condivisione, della costruzione di fiducia, della responsabilità, e noi singolarmente, e le aziende in modo strutturato, dobbiamo concentrarci proprio su potenziare questa skill che ci rende rilevanti, che ci distingue dalle macchine: la gestione delle relazioni interpersonali e, conseguentemente, con la sua manifestazione pratica, il networking.

Le 5 azioni per una rete di relazioni prospera e sana

  1. Creare i tre cerchi di relazione
    Scorrere la propria rubrica di contatti su telefono, posta elettronica e Linkedin e assegnare a ciascun nome la cerchia appartenenza: interna (Inner Circle), media (Medium Circle) o esterna (Outside Circle). Si parte dall’Inner Circle, quello delle relazioni più strette, amici e familiari. Quindi si costruisce il gruppo del Medium Circle (MC), le persone conosciute, incontrate o sentite in particolari situazioni ed eventi e si conclude con l’Outside Circle (OC), quello dei contatti esterni, incrociati una volta, o che ci hanno chiesto l’amicizia, ma si cui non ci ricordiamo affatto o sappiamo molto poco.
  1. Programmare il tempo per le relazioni
    Programmare l’agenda in modo che ogni giorno venga sistematizzato del tempo per curare le relazioni, contattando e chiamando una o due persone di ciascun cerchio. Per le persone di cui sappiamo poco prendere informazioni attraverso la rete, in particolare LinkedIn dove si trovano gli aggiornamenti sulla posizione lavorativa, si trovano le amicizie in comune e gli studi compiuti. «Possiamo scoprire punti di contatto inaspettati con persone che conosciamo poco o per nulla. Avviare una conversazione su qualcosa in comune è il modo migliore per rompere il ghiaccio, tanto più quanto più il cerchio è lontano dalla nostra fascia più intima», garantisce Minutolo.
  1. Incontrarsi di persona e virtualmente, non solo scriversi o chiamarsi
    Estendere la cura delle relazioni a incontri di persona, oltre a email, messaggi e telefono. Inoltre, in questi tempi di isolamento sociale, inventarsi modi simpatici per sentire e far sentire meno questa condizione: un caffè telematico su qualche piattaforma che oggi non manca (Zoom, Skype, Teams, Hangout, Webex solo per citarne alcune) o un aperitivo con amici!
  1. Mostrare un sincero interessamento per gli altri
    Esprimere un sincero interessamento per la persona che contattiamo, stare in ascolto e non travolgerla con le nostre preoccupazioni. «Ognuno è un anello della propria rete: da una relazione, ascoltando, si possono connettere i punti, magari mettendo in contatto il nostro interlocutore con una persona della nostra rete, perché siamo in grado di collegare una esigenza, anche extra lavorativa, con chi è in grado di risolverla. Alimentiamo dunque la rete con il nostro contributo disinteressato per far incontrare persone e opportunità, ma non c’è niente di male se, alla fine, facciamo business anche noi, basta che non sia l’unica motivazione che ci spinge a curare i rapporti, perché le reti così hanno vita breve», precisa Minutolo.
  1. Pazientare nella raccolta dei frutti
    Non avere fretta, ma lungimiranza, che riassume quanto detto finora.
Per il networking ci vuole metodo: il potere dei tre cerchi di relazione - Ultima modifica: 2020-04-03T10:30:37+02:00 da Gaia Fiertler